Caro Monti - Best Finance
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Caro Monti

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Caro Monti

…ma tutto questo ” debito” da dove salta fuori?
Faccio fatica a pensare che la causa sia stato mio Padre , servitore della patria o quelli come lui, che compravano solo se avevano i soldi e non ci mancava niente.
Tanto meno riescona incolpare mio nonno contadino che alle quattro del mattino andava al mercato a vendere il prodotto del suo lavoro per poter crescere nove figli. Non sapeva cosa erano le banche e quanto ricavava dalla vendita di frutta e verdura lo conservava nel grande vaso di ceramica che stava chiuso nella dispensa (come il pane).
Allora, l’Italia e la politica erano un’altra cosa.

Oggi come ieri e l’ altro ieri pago le tasse e penso, con questo, di alimentare uno Stato che mi dia servizi pubblici efficienti, una buona pensione, un sistema sanitario valido, istruzione e opportunita’ di lavoro per i miei figli, etc..

Ma questi “sogni” stanno svanendo. Lo Stato sociale che cerchiamo di sostenere, si scioglie come neve al sole. C’e’ qualcosa che mi sfugge: chi cura i conti dello stato? Cosa si fa delle tasse che paghiamo, anzi che siamo costretti a pagare e che sono sempre di più?

E’ scontato pensare alla politica che, ha abdicato per lasciare la patata bollente nelle mani di Monti. Come mai?

La risposta e’ semplice: la politica, madre di tutti i problemi che oggi abbiamo da risolvere (debito pubblico, sistema del credito, recessione, disoccupazione) si e’ sempre comportata così.
Vuole il potere, per averlo cerca il consenso del popolo, per ottenerlo fa promesse (elettorali) e se lo ottiene, cerca di conservarlo mantenendo le promesse, come?
Passando alla cassa. Quale? Quella dello Stato.
Il sistema ha funzionato fino a che il nostro Paese era in crescita virtuosa ( piu’ reddito, maggiori entrate fiscali, più disponibilita’ per far fronte a promesse).
Ora che il virtuosismo e’ praticamente finito e stiamo andando lentamente verso una recessione, i conti non tornano e il giochetto non funziona più.

Oggi, siamo condannati a far fronte a debiti storici, contratti dalla politica delle promesse con nuove, continue e sempre piu’ pesanti imposizioni fiscali.
E cosi’, andiamo avanti con le tirate di orecchi dell’Unione europea, i “compiti a casa” che si “devono” fare, i down grade che fanno crescere il costo da sostenere per rifinanziare il nostro debito e il rischio che si debba abbandonare la moneta unica.
E qui’ la politica cosa ha fatto?
Cosa si puo’ fare per uscire dalle secche?
Lo sanno bene gli americani che, quando scoppio’ la crisi dei mutui subprime, lasciarono capitolare Lehman facendo collassare il loro sistema creditizio con conseguente crollo dei titoli di debito in tutto il mondo.

Con una decina di stati federali, tra i quali la Calfornia, sull’orlo del fallimento sopperirono alla carenza di liquidita’ del sistema bancario con la piu’ grande operazione di signoraggio che la storia ricordi.
Per rimettere in moto il sistema del credito, fecero ricorso allo”stampaggio di dollari” , ad un costo del denaro quasi nullo e obbligarono le banche a finanziarsi.
In due mesi le banconote circolanti aumentarono del 75% e le banche con i finanziamenti ricevuti si dedicarono al riacquisto del loro debito a sconto ottenendo una sostanziosa riduzione dello stesso in conto capitale e in conto interessi.

Ricordo che, il colosso assicurativo americano AIG, che all’epoca aveva una sua emissione obbligazionaria che quotava poco piu’ dell’8% del suo valore di emissione, quando venne nazionalizzata e venne pagata la cedola in scadenza, uso’ proprio finanziamenti forzosi per riacquistare a sconto il proprio debito.

Una ricetta perfetta, ma chi ha pagato il conto?
Non di sicuro i cittadini americani poiché non detengono il debito USA in misura significativa. Il 30% ce l’ anno i cinesi, il 30% i giapponesi, il 10% l’ Europa, etc.

In Europa, ora, la storia e’ la stessa, debito pubblico importante, banche senza liquidita’, tassi tendenti a zero.
Ci sono pero’ alcune variabili che sono come sabbia negli ingranaggi; il debito sovrano europeo e’ intrattenuto per piu’ del 50% dagli europei e la BCE non puo’ “stampare” (almeno per ora).
Cosi’, ci e’ preclusa la possibilità di usare il metodo americano per la progressiva riduzione del debito.

Le banche italiane, per sopperire ai loro problemi di liquidita’, cronici, hanno dapprima effettuato massicce operazioni di accorpamento (to big to fail) poi incentivato la raccolta proponendo tassi fuori mercato ( pct, c/deposito, etc ), poi hanno emesso titoli di debito collocati ai loro clienti ed infine attuato aumenti di capitale.

Finite le cartucce, alle banche come allo Stato non e’ rimasto altro che rifornirsi di liquidita’ pagando il denaro “spreddato”, cioe’ con quel differenziale di costo che copre il maggior rischio di insolvenza che ogni Istituto o Stato ha in funzione della capacita’ maggiore o minore di rimborsare i debiti.

A proposito, ma chi ha insegnato al risparmiatore italiano che con fatica, sacrifici e tante privazioni ha accumulato risparmi, a comprare il debito degli altri?

E’ un buon investimento per un risparmiatore detenere oggi obbligazioni di debito bancario o sovrano che talvolta sono anche illiquide?

Caro Monti, advisor della Grecia per l’ entrata nell’Europa, ci pensiamo ad allentare i lacci del rigore e a non demonizzare i contribuenti che ormai girano tutti con l’elmetto?

Dopo aver lavorato,fatto impresa, guadagnato, dichiarato, pagato le imposte e tasse, sottoscritto il debito sovrano, rinunciato alla pensione, pagata la patrimoniale sulla ricchezza mobiliare e immobiliare ed anche sul risparmio previdenziale, pagati stipendi ai collaboratori e contributi per se e per gli altri, pagata l’Imu insieme il mutuo casa, pagato il rincaro dell’Iva, della benzina, della bolletta della luce e del gas…… cos’altro dobbiamo pagare?
Non siamo forse noi che contribuiamo al bilancio dello Stato pagando imposte e tasse e dunque, non dobbiamo forse noi chiedere conto di cosa viene fatto con queste risorse invece di rendere noi continuamente conto di quello che facciamo ad uno stato che sperpera e poi ci presenta il conto?

Tra poco, gli italiani che pensano ancora che il mattone sia un bene rifugio ma non ci credono piu’ e che sono paralizzati dalle tasse, dai rincari e dagli aumenti, torneranno dalle ferie e meritano sicuramente di vedere una luce in fondo al tunnel che non sia il treno che arriva e che li investe e di trovare un po’ di ottimismo che faccia tornare la speranza e la motivazione che oggi e’ rinchiusa nel cassetto.

Non e’ vero che la ricchezza degli italiani non c’e piu’, ci sono milioni e milioni di
patrimoni e di liquidità senza impiego e che non sono ne spesi ne investiti perché non c’è piu’ la percezione di sicurezza.

Si sono scritti manuali di sopravvivenza del risparmiatore, fiumi di pagine su come difendersi dai rischi dei mercati, spiegando sempre piuttosto male cosa e’ successo ieri, mai, qualcuno ha azzardato previsioni o ha dato consigli sul da farsi.
E’ ora che si creino le premesse positive che anticipano il desiderio di cogliere opportunita’ e che ci si azzardi ad indicare percorsi di futuro successo.

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